Sembrava impossibile oggi, che potesse uscire il sole.
E invece eccolo lì, sulla tarda serata di una giornata infinita, tragica.
Sbucare beffardo dalle nuvole, a baciare le nostre facce attonite, istupidite dal dolore; a scaldare il cuore spezzato della mia Genova, spezzato come questo ponte e le vite che ha trascinato via con sé.
A misurare a lunghi passi l’enormità di questa tragedia, che se questo sole del buon dio, i suoi raggi non li regala alla città vecchia, abbia almeno la carità di donarli a chi piange i suoi morti.
Siamo morti tutti oggi, eravamo tutti là sopra, ogni volta che su quel ponte dI Brooklyn siamo saliti per andare al lavoro, code infinite in inverno, maledetta questa Genova uggiosa, code infinite d’estate per abbandonarla, maledetta questa Genova noiosa, e per tornarci infine, abbandonando la Pianura Padana, dietro una curva, improvvisamente, il mare.
Sono uscita dall’ufficio oggi, con questo squarcio di sereno che stonava con le lacrime che ho finalmente lasciato andare es un silenzio surreale che conosco troppo bene. Quello delle tragedie annunciate e inesorabilmente avverate.
Ci si guardava in faccia, tra passanti, come sopravvissuti. Si riconosceva lo stesso dolore negli occhi. Si aveva voglia di gentilezza, di calma.
Siamo un paese incazzato nero, ma oggi no, non c’è spazio per la rabbia.
Per strada regnava un silenzio d’ovatta che assorbiva il suono delle ultime sirene che andavano e venivano dal luogo del disastro.
Non un clacson, non un insulto.
Persino in autostrada, viaggiavamo tutti come legati ad un filo d’aquilone, 90/100 km/h al massimo.
Nessuno aveva voglia di superare, ne’ di correre, eppure sono certa che avessimo tutti voglia di tornare a casa, abbracciare i nostri cari, immergerci in quei gesti quotidiani, così stupidi, così perfetti.
Mio figlio che mi corre incontro, e profuma di caldo e di sale.
Preparare la tavola per cena, sgridarlo perché non si è lavato le mani.
Le dimostrazioni d’amore ricevute oggi, amici preoccupati in ogni angolo di mondo, e la calma, mia nel sapere che tutte le persone che amo erano al sicuro, lontano da qui.
Le piccole cose cui aggrapparsi per andare avanti e tornare a sorridere.
Come il sole che sbuca dalle nuvole improvviso, a ricordarci che è questa, la somma di piccole cose che ci salverà.
Lasciateci piangere i nostri morti oggi. Domani cercheremo colpe e responsabilità.
Oggi siamo ancora storditi, dalla botta, dal dolore.
Da domani ci occuperemo del livido e di chi l’ha causato.
Ci rialzeremo, Superbi, speriamo tutti interi, speriamo determinati, speriamo non sempre uguali.