Io non voglio la promozione internet dedicata a me.
Non voglio la mimosa.
Non voglio il 20% solo per oggi nei negozi di intimo o nelle profumerie.
Non voglio compilation dedicate.
Non voglio raccolte fondi.
Non voglio sconti.
Non voglio “regalati un otto marzo da sogno”.
Non voglio l’ingresso gratis nei musei.
Voglio il rispetto.
Voglio che i Vissani siano considerati dei porci, senza se e senza ma.
Voglio essere una vittima, se uno stronzo mi mette le mani addosso, e che nessuno provi a metterlo in dubbio.
Voglio che uno stupratore non sia mai giustificato da una gonna troppo corta o da un atteggiamento disinibito.
Voglio guadagnare tanto quanto i miei colleghi maschi.
Voglio poter mettere al mondo un figlio senza giocarmi la carriera.
Voglio poterlo crescere senza rinunciare al mio lavoro, senza fare i salti mortali, accollandolo a nonni e baby sitter.
Voglio poter andare a scuola e studiare, invece di essere data in sposa bambina a un uomo di 30 anni più vecchio di me.
Voglio potermi prendere cura di mio padre novantenne senza rischiare di perdere il lavoro.
Voglio uscire con le mie amiche senza sentirmi in colpa perché trascuro la mia famiglia.
Voglio uscire senza trucco senza che la gente pensi che mi trascuro.
Voglio fare carriera senza che nessuno pensi che mi sono portata a letto il capo.
Voglio portarmi a letto gli uomini che mi pare senza sentirmi dire che sono una puttana.
Voglio rispondere per le rime alle battute sessiste e alle avance indesiderate senza sentirmi dire che me la sono andata a cercare.
Voglio essere l’unica a decidere del mio corpo.
Voglio che la multa la paghi il medico obiettore.
Voglio essere libera, e mai sottomessa.
Voglio smettere di vendere il mio corpo su una provinciale alle 11 di sera.
Voglio essere bella perché sono io, non perché qualcuno ha deciso che devo indossare una taglia 38.
Voglio godermi le mie rughe, invece di gonfiarmi come un canotto.
Voglio ingrassare e dimagrire, senza che nessuno mi copra di insulti o complimenti.
Voglio un orario flessibile, per allattare mio figlio fino a quando lo ritengo giusto.
Voglio giocare a calcio, e che nessuno si permetta di chiamarmi lesbica, pensando pure che sia un insulto.
Voglio studiare e laurearmi come i miei fratelli maschi, invece badare alla casa, sotto lo strato spesso del burka.
Voglio giocare con le bambole, invece di lavorare in una fabbrica di vestiti a basso costo.
Voglio vivere la mia infanzia, e non vederla fatta a pezzi da un padre di famiglia italiano, che soddisfa su di me le voglie che non puo’ togliersi a casa con le figlie.
Voglio che i preti pedofili vengano cancellato dalla faccia della terra, non trasferiti in un’altra diocesi.
Voglio venire in Italia per lavorare, non per essere sfruttata.
Voglio che i miei figli possano studiare al mio paese, invece di piangere ogni notte perché li ho affidati alle cure di mia madre in Ecuador o in Romania.
Voglio smettere di essere carne al macello sulle passerelle, e nei concorsi di bellezza.
Voglio essere sostenuta, quando mio figlio è appena nato e dentro sento solo buio che mi inghiotte.
Voglio mettermi un rossetto nuovo e una scollatura senza essere additata come una poco di buono.
Voglio passeggiare di notte senza affrettate il passo guardandomi le spalle.
Vorrei uscire, domani sera, e trovare tutte queste donne insieme, in ogni donna che passa.
L’8 marzo è tutti i giorni. Buona festa della donna.