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Allegro con Biro

L’uomo dei miracoli

Mr. B. è tornato agli albori.

La televisione.

Il suo elemento naturale, lui lo showman, passato dalla luci della ribalta del piano bar al teatrino mediatico su cui ha costruito il suo impero.

Il trucco studiato per ridurre rughe e occhiaie, le luci adeguate per simulare una capigliatura, rimpicciolire le orecchie, rendere il sorriso più smagliante.

Il cambio di inquadratura col giusto timing, che ti fa venire voglia di ascoltare il seguito, e mette in risalto quello sguardo, in cui si è accesa all’improvviso una luce, forse proprio per te.

Ma non basta, perché acrimonia, paura e rabbia trasudano da ogni poro, insieme al cerone.

Una via di mezzo tra Giorgio Mastrota e un pastore americano che incendia le folle con le sue omelie.

Un dittatore, mediatico, ma pur sempre un dittatore.

La caricatura di se stesso che però ancora ammalia le folle, le affascina con l’odore del potere, dei soldi, del successo.

Un santo guaritore che attraverso lo schermo elargisce balsami per l’anima, e oppiacei per la ragione.

Un uomo che è riuscito a ricreare un set televisivo nella realtà, come in una specie di “Truman Show”. Cene eleganti, bunga bunga, ville in Sardegna e ad Antigua, giovani donne come ancelle, sempre disponibili, abiti firmati, jet privati, macchinoni, amicizie altolocate.

Come sul set di Beautiful.

La crisi non esiste, la povertà non esiste, la vecchiaia non esiste, la miseria non esiste, tutto si può comprare, proprio tutto, ad ogni costo, e se la pensi diversamente sei uno sfigato, se ti opponi sei comunista.

Troverà il modo di risorgere dalla sue ceneri anche adesso che è finito; troverà consensi anche ora, barricato in casa con la sua  badante compagna e il cagnolino Dudù.

Ricordatevi che 8 milioni di italiani gli credono ancora; ed è un numero destinato tragicamente ad aumentare.

“Mi dice guarda che lui vinca o perda tanto nella merda non ci finirà” (cit. Daniele Silvestri).

Vi posto un video di youtube; è lungo ma vale la pena, cliccate qui

Guardate cosa può fare il potere mediatico; gente che pensa di poter essere guarita per telefono, o imponendo le mani su uno schermo televisivo.

Kinshasa, Congo. Terzo mondo, cosiddetto.

Ma siamo sicuri noi, di essere così distanti, così maggiormente evoluti, così superiori?

Troppe volte confrontandomi con l’uomo nero di casa mi trovo dire “ah, ma anche da voi è così?”. Parlando per esempio di lavoro, di servizi, di scuola, di corruzione.

In queste ore in Benin, uno dei paesi più poveri dell’Africa, si sta combattendo una battaglia in difesa della Costituzione.red1

Il Presidente uscente Yayi Boni, vuole infatti modificare la Costituzione in modo da non dover abbandonare la sua carica in previsione delle prossime elezioni, nel 2016. Così è successo che i giovani – che poi fa strano parlare di “giovani” in un paese che ha un’aspettativa di vita di 50 anni – si sono ribellati, pacificamente, e ancora una volta grazie a Facebook hanno organizzato il “Mercoledì Rosso”. Al mercoledì tutti in strada vestiti di rosso: sciarpe, cappelli, gonne, magliette rossi per difendere la Costituzione, ma anche per sfogare la propria rabbia per un governo corrotto, che non si cura delle necessità dei cittadini e che assomiglia sempre più ad una dittatura.

“Protestiamo perché la riforma della Costituzione non è un’urgenza – dichiara un cittadino – ma lo sono piuttosto la fame, i salari bloccati, la disoccupazione”

“Il rosso è uno dei colori della bandiera del Benin, e rappresenta la mia rabbia, un modo per denunciare questo governo che si aggrappa disperatamente al potere, privando i suoi cittadini dei diritti fondamentali e prendendosi gioco del suo popolo” dice una studentessa.

Vi ricorda qualcosa?

E credete che il Presidente se ne stia con le mani in mano? E no eh? Anche lui ha il suo Esercito, che ha istituito in risposta il “Venerdì bianco”.

Tutto il mondo è paese.

Ignoro onestamente se il Presidente Yayi Boni si ostini a restare in carica per salvarsi da processi pendenti, se si diletti nell’intrattenimento di giovani fanciulle nei suoi appartamenti o se osi persino collocarle in Parlamento, se abbia sulla testa una condanna per evasione fiscale o so possegga 3 televisioni e svariate testate giornalistiche; ma non mi stupirebbe più di tanto.

Del resto la fama di Mr. B. è arrivata anche lì, insieme ai cellulari e alla Coca Cola.

Sicuramente li accomuna la sete di potere e la corruzione in senso lato.

Una globalizzazione dei costumi che va ben al di là delle coste del Mediterraneo.

Quello che mi chiedo è cosa fare per uscirne.

Quello che mi fa paura non è, per citare Gaber, Berlusconi in sé, ma Berlusconi in me.

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