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cupido

San Valentino

Spoiler: quest’anno festeggio San Valentino per la prima volta tipo da 25 anni.
Arrivi a quarant’anni, e pensi di sapere tutto sull’amore.
Credi di avere visto tutto quello che c’era da vedere, vissuto quello che c’era da vivere.
E decidi che basta così.
Basta appuntamenti disastrosi, basta uomini deludenti, basta pazzi, maniaci del controllo, insicuri, Peter Pan, uomini sposati, e spostati.
Ti accomodi nella tua comfort zone, fatta di amicizie scelte, e solide, quelle che ti hanno raccolto con le ossa a pezzi dopo ogni fallimento, dopo ogni volta in cui ci hai creduto un po’ di più; e di bottiglie di vino buono, famiglia, figli da crescere, passioni, cinema, teatro, letture, corsi di tango e di cucina.
Domeniche passate a oziare sul divano o ad accompagnare i figli di turno a calcio, a danza, in discoteca o a qualche festa di compleanno.
Ti convinci che l’amore sia una fandonia, per noi che siamo cresciute con modelli come Dirty Dancing, Pretty Woman e Ghost. (Nell’ordine, un ballerino che non sa mettere in croce tre frasi, un riccone che si innamora di una prostitua, e un morto che torna dall’aldilà per comunicare con la sua bella, quando a te non è concesso nemmeno il privilegio delle spunte blu.)
Di più: la nostra guru assoluta resta Samantha di Sex and the City. L’emancipazione sì, finalmente il sesso goduto dalle donne come gli uomini fanno da secoli, senza pensieri, senza impegno, un uomo diverso ogni sera, le donne al potere, girl power.
Sei certa che il tuo Cupido sia impazzito dopo averlo nutrito per troppo tempo a vino bianco e Xanax, che l’altra metà della mela è una cazzata che non si è bevuto nemmeno Platone, e l’anima gemella non esiste.
Che il matrimonio è un costrutto sociale, che la vita di coppia è una noia mortale, che la convivenza è una trappola, la tomba dell’amore e del desiderio.
Finché un giorno l’infingardo pennuto, fornito di arco e frecce, all’ennesimo margarita, scocca il famigerato dardo, che arriva a volte sotto mentite spoglie, come un tramezzino al tonno, o un biglietto del treno sbagliato.
Arriva e ti centra in pieno, come un tir contromano in autostrada, ti agguanta alle spalle come un rapace, e soprattutto arriva improvviso, quando meno te l’aspetti: ti prende un accidente, come un raffreddore, ma con più strascichi e nessuna cura.
E inizi a sentire tremare pericolosamente le fondamenta della tua fortezza, e provi in tutti i modi a difenderla.
Ma questo diavolo di un Amore ha gambe lunghe, muscoli elastici, e richiede attenzioni come un neonato, e si ostina a tal punto da smantellare bastioni di delusioni, sradicare chilometri di filo spinato di sfiducia, e distruggere muri di ostinata solitudine che diventa all’improvviso senza senso, vuota, inutile.
Come inutili sono le stupide citazioni a cui ti aggrappavi per dare sollievo ai tuoi tormenti, le storie vuote, i pregiudizi, le convinzioni su cui ti eri arroccata, decisa a non cedere per non soffrire più.
E all’improvviso decidi che basta così: le puttanate che ti sei raccontata finora possono anche essere archiviate. Una storia d’amore va vissuta per quella che è, non per quello che ti hanno raccontato, o che ti eri messa in testa.
Ci pensa lui, adesso, a te.
L’amore dico.
A rincoglionirti come una quindicenne. A darti un senso nuovo e nuovi obiettivi. A stupirti di freschezza. A riempirti di nuovi inizi. A insegnarti che c’è sempre una possibilità.
E un bicchiere di vino per brindare.

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