Cose che ho imparato dai miei primi quarant’anni.
Non si può piacere a tutti, ce ne faremo una ragione. Dopo una certa età il fanculo arriva più facile; non intendo piu compiacere nessuno. Dico quello che penso, faccio quello che dico, e se a qualcuno non sta bene, ho smesso di preoccuparmi. Di sicuro una compagine solidissima di affetti aiuta a non assecondare ogni stronzo che passa alla ricerca di conferme e approvazione. E l’esperienza insegna che tanto a cercare di fare sempre tutti contenti te lo prendi regolarmente nello stoppino.
Non possono piacermi tutti: basta frignoni, lamentosi, vittimine, gente che passa il tempo ad intossicare la vita al prossimo, raccontando le sue disgrazie – che in genere hanno la gravità di un calzino rosso finito per sbaglio in un bucato di bianchi – basta maestrine e dottori, gente che ti insegna la vita e non sa fare una O col bicchiere, basta stronzi, basta emulatori, basta passivo aggressivi. Basta.
La vita è una, preferisco godermela con le mie amiche meravigliose, col mio compagno o con mio figlio. E possibilmente con un buon bicchiere di vino.
Il tempo non basta mai. È inutile lamentarsi: se fai sport non hai tempo per cucinare, se cucini non riesci a giocare con tuo figlio, se esci con le amiche rinunci ad una sera col fidanzato, se vedi il fidanzato levi tempo a tuo figlio. Così, in un loop infinito. Ma a quarant’anni ti rassegni, e impari a coltivare il tempo di qualità, che salva ogni relazione.
Sono diventata schifosamente casalinga e abitudinaria: amo viaggiare almeno quanto amo tornare fra le mie quattro mura.
Ho ucciso la crocerossina che è in me: gli uomini problematici, lunatici, indecisi, mestruati, i vorrei ma non posso, i non sei tu sono io, i casi psichiatrici e quelli umani li lascio alle altre. Mille volte meglio sola, che accompagnata da qualche subumano che al primo appuntamento sembra normale, e poi scopri che è un terrapiattista.
Le rughe aumentano, le tette cascano, i capelli imbiancano e il girovita tende ad allargarsi. Ma io non mi sono mai sentita così figa in vita mia. Perché me ne batto il belino. La consapevolezza dei quarant’anni ti regala charme a prescindere. Sai chi sei, senza mezzi termini, e non temi più di esporre nulla. Ed è una liberazione.
Piaccio ai venticinquenni. Devo ancora riprendermi dallo shock ma è così.
La solitudine non mi pesa, anzi, è un lusso.
Il tempo per me, rarissimo, è un regalo prezioso, che non mi faccio mancare e che mi ricorda ancora una volta che la cosa più importante della mia vita sono io.
Non ho intenzione di auto infliggermi mai più il supplizio di una convivenza. Ci sono giorni in cui, se potessi, mi sbatterei fuori di casa e non mi rivolgerei la parola: perché dovrei far subire tutto questo all’uomo che amo? E ci sono giorni in cui strozzerei l’uomo che amo. Perché dovrei flagellarmi a tal punto? Il mio spazio é sacrosanto, il suo pure. Dormire abbracciati è meraviglioso, come guardare un film puccioso accoccolati sul divano.
Ma scoreggiare in libertà non ha prezzo.
Non scendo più a compromessi con nessuno, tranne che con le persone più importanti della mia vita.
Affermo ogni giorno la mia autonomia e la mia indipendenza, e ringrazio l’educazione ricevuta per non dover dipendere da nessuno. Tranne che dai nonni, quello sempre. Ma è vera sopravvivenza. E ci sto lavorando.
Se un uomo mi fa avance indesiderate, so rimetterlo al suo posto con il sorriso sulle labbra. E un tacco a spillo piantato sull’alluce.
Non esco più di casa senza truccarmi.
Comincio a provare uno strano perverso piacere nel fare le pulizie di casa. Ma non mi piegherò mai al ferro da stiro.
Incazzarsi non serve a niente. Soffrire non serve a niente. Asciugare l’anima al prossimo non serve a niente. Coltivare livore non serve a niente. Addossare le proprie responsabilità agli altri non serve a niente, ed è da stronzi. Continuare ad accusare gli altri dei nostri mali non serve a niente ed è da inetti.
Avere un figlio è stata la fortuna più grande che potesse capitarmi.
Bisogna avere pazienza ed imparare ad aspettare. Ma tutto torna. Oh, se torna. Non dico i cadaveri dei nemici lungo la riva del fiume. Parlo proprio delle tonnellate di merda spalate ed ingoiate che magicamente, come un boomerang, tornano al mittente. E a te non resta che prendere i pop-corn e goderti lo spettacolo, senza aver alzato un dito.
Inizio a detestare i giovani: la musica che ascoltano, i riferimenti culturali, il modo di vestire.
Sto diventando una vecchia mugugnona moralista e me ne compiaccio. (E questo naturalmente stride col piacere ai venticinquenni… 😁)
La meritocrazia non esiste e gli stronzi galleggiano sempre.
E quando qualcuno parla male di te, fai specchio riflesso.