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Ti ricordi?

Ma te lo ricordi quando ballavamo sui balconi?
E l’inno d’Italia suonato tutte le sere? Come se ci fosse da essere fieri di qualcosa… nascondevamo il terrore e lo smarrimento dietro un po’ di sano patriottisimo.
Te lo ricordi quando disegnavamo arcobaleni e ci ripetevamo come un mantra: andrà tutto bene-andrà tutto bene-andrà tutto bene- andrà tutto bene.
Che a me sembrava più un brutto remake di Shining, ma forse volevo solo assomigliare a una preghiera laica.
Te lo ricordi quella volta che sei andata a fare la spesa e hai sentito due ragazze intonatissime che cantavano a cappella “Vivo per lei?”.
Che è oggettivamente una canzone di merda, ma in quel momento ti sono venuti i brividi, perché quelle voci squarciavano il silenzio innaturale delle strade deserte.
E te lo ricordi il cielo di marzo? Di un blu intenso, che si mostrava beffardo e ci metteva alla prova.
“Restate a casa!” Ci dicevano, malgrado quella primavera dolce e profumata, e quel sole sfavillante e la natura che si riprendeva piccoli spazi.
Te li ricordi i buoni propositi? Saremo più gentili sí. Usciremo migliori da questa quarantena.
E poi denunciavamo il vicino di casa che andava a fare la spesa due volte al giorno.
E la spesa? Ma ti ricordi che avventura era andare a fare la spesa? Bardati come astronauti, con guanti e mascherine (ah! Le introvabili mascherine che adesso invece nessuno compra più), con un foglietto in mano perché dimenticarsi una cosa appena usciti dal supermercato significava bardarsi di nuovo, ripartire da zero.
Te le ricordi le notti insonni? I pensieri che affollavano la testa, tuo figlio mai stanco che non riusciva a dormire, che faceva incubi assurdi nonostante cercassi in tutti i modi di tenerlo al riparo dalle cattive notizie. Il letto duro e infuocato e un’indecifrabile frenesia che non ti dava requie.
E te lo ricordi il telegiornale ascoltato a volume basso per non turbare i tuoi figli? La conta dei morti ogni sera. Le notizie che arrivavano di morti sempre più vicine, il cerchio che si stringeva e temevi sarebbe venuto a prendere anche te, o peggio qualcuno dei tuoi cari, vederlo fagocitato dalle corsie di un ospedale e non rivederlo mai più.
Te lo ricordi il silenzio irreale? Le strade deserte, nessuno strillo di bambino, nessun colpo di clacson. Solo gli uccellini al mattino, che ti svegliavano col loro chiacchiericcio, e poi il martellare incessante delle sirene.
Te le ricordi le giornate infinite e sempre uguali? Sveglia. Colazione, metti su il caffè, smartworking, didattica a distanza (te la ricordi la didattica a distanza? E chi se la dimentica?), cosa mangiamo a pranzo? Pranzo, Conference call, io, lui, lezione di inglese sulla piattaforma, lezione di yoga, cosa mangiamo per cena? Domani bisogna fare la spesa, cena, leggi un po’ di libro, non riesco a dormire, mi addormento, mamma non riesco a dormire, vado io, no tranquilla, vado io. Sveglia.
Te lo ricordi il lievito? E i supermercati svuotati come in guerra. Siamo un paese di santi e panificatori.
La pizza del venerdi sera, la cirulla dopo cena. Nuovi rituali della quarantena che non ci appartenevano e che infatti non seguiamo nemmeno più.
Te lo ricordi lo yoga fatto su youtube? Bastasse quello per dormire.
Le scale di casa, la gente che correva suo balcone o nel cortile. Mezz’ora d’aria come i carcerati.
Sembrava che a loro fosse concessa maggiore libertà.
Te lo ricordi tuo figlio come un leone in gabbia in camera? Quando sei fortunato sul balcone o in cortile, nella speranza che nessun vicino si lamenti e chiami i carabinieri.
Te la ricordi la paura di uscire? Di vedere che il mondo era davvero cambiato? Di essere fermati dalla polizia senza un giustificato motivo? E controllavi cento volte di avere in tasca l’Autocertificazione corretta. Ma l’ansia ti attanagliava. E allora forse è meglio non uscire più.
E tutto questo ogni tanto ancora ci assale alle spalle.
Ci aggredisce all’improvviso, davanti ad uno spritz al tramonto – e chi se lo immaginava, che avremmo potuto di nuovo bere uno spritz, al tramonto? – o nel silenzio di queste sere estive, che sembravano lontanissime e invece sono qui a volgere quasi al termine.
Dite che ce lo scrolleremo via prima o poi questo lockdown?
A guardarvi sembrerebbe di sì, passato, andato.
Non so voi, ma a me ancora non riesce.
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