Sembra una vita fa, quando potevamo muoverci senza alcuna limitazione, quando potevamo decidere su due piedi “Amore, ma se ce ne andassimo a New York?”, quando potevo rompere ogni giorno alla mia amica Ale, in agenzia di viaggio, per chiederle consigli su itinerari, tappe immancabili e prenotazioni.
Più di viaggiare, adesso, mi manca l’idea di poterlo fare, e mi atterrisce la consapevolezza che, prima di poterci muovere “come prima” – se mai davvero torneremo a un “come prima – passeranno mesi lunghissimi.
E non so se sarà “come prima” perdersi in una città sconosciuta, esplorare posti nuovi, incrociare sguardi e sorrisi, abituati come siamo, ormai, a celarli sotto una mascherina, i nostri sorrisi.
Mi chiedo se riusciremo a lasciarci andare agli sconosciuti come un tempo, se torneremo ad innamorarci per strada, se saremo capaci di percorrerlo fino in fondo questo metro di distanza che oggi ha la stessa consistenza di un muro di mattoni.
Oggi riesco ancora a tenere strette le fila dei progetti che ho lì sospesi, riesco comunque a trovare una forma, un senso, un “dopo”.
Quello che non riesco a fare è progettare il prossimo viaggio, ed è forse una delle cose che mi spaventa di più.
Allora ricordo uno dei viaggi più belli mai fatti, soprattutto perché è stata una scelta d’impulso, in un momento bellissimo e particolare della mia, anzi della nostra – mia e di Lui – vita insieme.
Raccontatemi i vostri viaggi se vi va, magari con qualche foto
Nella speranza di poter rispolverare presto i nostri passaporti.
(Qui, appena catapultata in Times Square, in piena euforia da jet-leg )