Decathlon, per chi non lo conoscesse, è quel luogo dove entri per comprare un pallone da basket da 5€, ed esci con l’attrezzatura da alpinismo degna di Messner, più le pinne e il bikini perché non si sa mai.
Decathlon è bellissimo.
Per entrare adesso, come giusto, ti misurano la febbre. Se hai 37.6 l’omone – tipicamente è un omone grossissimo e nero che ti misura la temperatura – ti impacchetta dentro una tenda quetciua e ti lancia via come freesbe.
Nel frattempo fuori la coda che arriva da Ikea (non negatelo: anche nella vostra città Decathlon si trova a 200 metri da Ikea, perché ogni città ha un girone dantesco in cui si viene risucchiati ogni domenica piovosa di novembre), si dilegua: punirne uno per educarne cento.
Una volta dentro, tu parti, convinta, diretta alla meta: il pallone da basket.
Ma loro sono scaltri e gettano sul tuo percorso innumerevoli tentazioni: zainetti a 2€99, pantaloncini a 1€, fasce antisudore e catarifrangenti a 50 centesimi.
Tutto rigorosamente in tessuto tecnico fluo ipnotico, che se lo guardi controluce a rovescio ha scritto dentro “comprami… comprami”… messaggi subliminali degni del miglior Jimi Hendrix ascoltato al contrario.
Ma tu no, non vuoi cadere in tentazione, non cedi al canto delle sirene e delle canne da pesca di cui senti un’improvvisa necessità, e tenti una scorciatoia, ma finisci nel reparto running donna.
Mai errore fu più fatale: vieni improvvisamente assalita dai sensi di colpa.
Si ripropongono i fantasmi presenti passati e futuri di ogni briosche alla nutella, di ogni spaghettata di mezzanotte, di ogni lasagna, di ogni nuggets fritto, di ogni piatto di trofie al pesto e di ogni fetta di pandoro col mascarpone.
Ovunque ti giri vedi solo donne sorridenti e toniche intente a cimentarsi nella corsa senza alcuna fatica o goccia di sudore.
Ed è la fine.
Finisci in un baccannale di leggins traspiranti, scarpe ultratecniche, giacche antivento e pro sudore, cappellini, visiere, lucine notturne, guantini touch, porta ipod da braccio e tasche per gli spiccioli.
Con il carrello strapieno di abiti sportivi e buone intenzioni, cerchi invano di raggiungere la tua meta dimenticata: il pallone da basket.
Ma ancora una corsia ti separa dall’obiettivo: quella delle offerte.
Negli appendini spuntano orribili t-shirt oversize, accappatoi color vinaccia, scarpe spaiate dal 46 in su, costumi olimpionici misura XXXS, che già a prezzo pieno costavano al massimo 7€.
Mentre ora è tutto scontato a 1€.
Un’orgia per noi genovesi che con 15€99 riusciamo a vestire una famiglia di 6 persone compreso il nonno novantenne.
Arrivi alla cassa carica come la Befana con le calze tutte rotte – che sostituirai con uno stock di calzini fuxia astengo – lasciando metà stipendio in pile e nylon traspirante sottoforma di canottiere all’americana e pantaloncini da ciclismo imbottiti just in case.
Peggio di Decathlon c’è solo Tiger, ma di Tiger vi parlo un’altra volta!