Oggi con una nota nostalgica ho scorso la pagina del blog, rileggendo vecchi post, per comprendere se e quanto sia cambiato questo spazio nel tempo.
E io con lui.
Sono stata assalita da una certa tenerezza soprattutto nel ritrovare vecchi post sulla maternità, dove racconto di un Davide piccolo che quasi non ricordo più.
Sembra incredibile, ma c’è stato un tempo
in cui non appartenevo più a me stessa, ma soltanto a lui.
Che i figli si appropriano del tuo corpo da quando li concepisci, ma non smettono più.
Non smettono con l’allattamento, né nelle notti insonni, nelle lunghe giornate di neonatini e infanti, e ancora di più quando iniziano a camminare, a muoversi per il mondo senza alcuna consapevolezza o autonomia, e tu non puoi perderli di vista un secondo.
Poi cominci a perderli di vista, e forse quella simbiosi fisica si attenua, ma non smette mai quella dell’anima e della mente.
I figli non ci appartengono, o meglio ci appartengono nostro malgrado.
Ma davvero fatico a ricordare quelle giornate infinite in spiaggia in cui non potevo nemmeno stare seduta un istante, specialmente oggi, che passo le giornate adagiata sul lettino, buttando un occhio ogni tanto per vedere che non abbia sviluppato le branchie.
La tranquillità che ho acquisito è solo momentanea, e so che non è destinata a durare.
Arriveranno presto nuovi patemi, alcuni già si sono palesati.
Ma mi sento di tranquillizzare le neo mamme, disperate per coliche, denti, notti insonni e spannolinamento.