È già un po’ che osservo i rider che anche qui a Genova iniziano a spopolare.
Ben prima del film denuncia di Ken Loach, mi sono interrogata su questi tempi frenetici e sbagliati che ci stiamo lasciando imporre.
Perché è evidente che ci siamo lasciati fottere il tempo, la calma, le giornate passate in compagnia di chi amiamo.
Credo che ci sia qualcosa di profondamente sbagliato nei supermercati aperti 24 ore su 24, nei centri commerciali aperti nei festivi, negli acquisti compulsivi on line, nei cibi recapitati a casa giorno e notte, magari da un uomo di mezza età che ha appena perso il lavoro, e con quello che dovrebbe essere un lavoretto da studenti cerca di mantenerci una famiglia.
Uno dei regali che amo di più farmi, è una passeggiata in centro storico, a fare piccole spese.
Mi piace girare per negozi, scovare nuove botteghe, intrattenermi con gli esercenti, se si tratta di negozi di alimentari, assaggiare prima di comprare.
Noto ultimamente che una quantità enorme di negozietti di paccottiglia, spesso cinesi, ma non solo, hanno preso il posto di storiche botteghe.
Ma noto anche un trend contrario: l’apertura di negozi specializzati, in qualsiasi settore, caratterizzati da una ricerca attenta di materiali e materie prime, da una qualità altissima e da un’attenzione al cliente fuori dal comune.
Non c’è regalo più grande che io possa farmi dopo una giornata pesante al lavoro, del tempo per dedicarmi a queste attività.
Spesso insieme al mio compagno, che ama quanto me frequentare negozi e botteghe, specialmente se produttori di pezzi unici.
Lo stesso vale per la cucina: adoro pensare alle ricette da cucinare, procurarmi gli ingredienti; ed è inutile negarlo: procurarsi le materie prime nei negozi di quartiere assicura una qualità molto più alta dei supermercati.
E adoro cucinare insieme al mio compagno, pensare insieme il menù per amici, sperimentare ricette nuove, iniziare ad insegnare questa arte anche a mio figlio, come già mia madre fece con me.
La verità è che alla fine, nella frenesia della vita di tutti i giorni, riesco a farlo solo raramente.
Compro moltissimo su Amazon, nei supermercati aperti la domenica e h24, e insomma, assecondo anche io la merda in cui annaspiamo da troppi anni.
Passare un pomeriggio a fare compere, a cucinare con amore, mi rilassa e mi riconnette con una parte della vita che sento che mi sfugge sempre più di mano, ma non riesco a farlo con la frequenza che vorrei.
Chi ha tempo di fare una spesa decente? Di cucinare piatti decenti? Di girare per negozi? Travolti come siamo dai mille impegni, dalle troppe ore passate a lavorare e perse nei tragitti casa lavoro.
Chi ha voglia di mettersi a cucinare alle 7 di sera dopo una giornata di lavoro?
Chi ha tempo di girare per negozi, se si sta fuori casa 10/12 ore al giorno?
Lavorare tutti, lavorare meno, dice.
E lavorare meglio, aggiungerei.
Assecondare lo sfruttamento dei rider e dei dipendenti Amazon e Carrefour, significa piegarsi ad un sistema in cui non c’è più spazio per noi stessi e per le persone che amiamo.
E tutto questo, quando arrivano notizie dal Nord Europa, dove già mediamente si lavora 30 ore la settimana, di sperimentare la settimana corta, perché il tempo speso al di là del lavoro, in compagnia delle persone che amiamo, o dedicato alle nostre passioni, è il tempo più importante, che ci fa essere più produttivi anche sul luogo di lavoro.
Io non so se in Italia arriveremo mai a tanto.
Ma so che vorrei darmi come buon proposito per l’anno nuovo quello di spendere meglio il mio tempo, prendendomi cura di me e delle persone che amo.
E sabato andrò a vedere anche il film di Ken Loach, che mi darà di certo qualche ottimo motivo in più.