Ho conosciuto la lentezza, i gesti misurati e mai eccessivi di chi porta con sé la cautela di maneggiare qualcosa di fragile e prezioso.
Ho conosciuto la solitudine, quella cercata e quella imposta, fatta di mille domande senza risposta e di forzature che sfiniscono e finiscono solo per chiudere certe porte con inutile clangore e stridio di cardini.
Ho conosciuto la tristezza, il dolore della perdita, l’accanimento inutile, gli strascichi, le scuse bieche per vedersi e sentirsi pur di non vedere che la controparte era già altrove e di non sentire il peso della mia parte di responsabilità.
Ho conosciuto la salvezza in due mani grandi, lo stupore in uno sguardo inaspettato che ha incrociato il mio e non lo ha più mollato e senza tante parole ha colmato vuoti e abbattuto muri, ma più di tutto ha permesso alle nostre anime di accarezzarsi.
Ho conosciuto la rabbia, la voglia di mandare tutti – o qualcuno in particolare – affanculo, la necessità di proteggermi e proteggere le persone che amo, l’impotenza davanti all’arroganza, all’invadenza, alla menzogna, e ho resistito in silenzio convinta che sia quella l’arma migliore per le ingerenze non richieste, i giudizi morali, le colpe attribuite gratis, e il dolo di chi ti accolla il suo dolore e parecchie puttanate come alibi.
Ho conosciuto la stanchezza, quella che proviene da un tetto delle aspettative decisamente troppo alto, che ti fa dire “ma che volete da me?”, mentre ti giri dall’altra parte arrotolata in una coperta sempre troppo corta per coprire tutti i tuoi errori e le tue responsabilità.
Ho conosciuto paure, manie, cicatrici, passioni, debolezze, e poi ho conosciuto tutto il resto di un mondo che ci girava attorno fatto di profumi buoni, luoghi familiari, gelatine alla frutta, ciliegie, focaccia, profumo di terra bagnata e erba appena tagliata.
Ho conosciuto l’amore, anzi no, quello lo conosco ancora, e l’ho dato a piene mani e lo ricevo esponenzialmente, corrisposto e corrispondente in ogni piega della pelle e ancora meglio in ogni piega del cervello.
Ho conosciuto chi mi guarda le spalle, anche quando sembra distratto, ma l’importante è che sappia farlo quando mi distraggo io.
Ho conosciuto il cambiamento, la mia seconda pelle che scivola via come quella del serpente, e ho assistito alla trasformazione, quello sguardo inaspettato eppure spento, tramutarsi da crisalide in farfalla, e volare finalmente leggero, libero da vincoli e ossessioni.
Ho conosciuto la gioia di piccoli gesti quotidiani, che un tempo mi erano insopportabili e ora fanno parte di me, della mia vita, di noi.
Ho conosciuto te, che non t’eri mai saputo e ho conosciuto me, che da troppo tempo non mi riconoscevo più (cit.)