E ci han preso per matti, visionari, sognatori
Hanno aperto le gabbie, le fogne, giudicato da fuori
Un cavaliere errante e la sua dama
Senza neanche Ronzinante, o uno straccio di lama
Una storia evanescente senza capo né coda
Un cammino senza sbocco e fuori moda
Strillavamo in un megafono, attirando gente a frotte
Bisbigliando attendevamo che terminasse la notte
Stringevi la mia mano, nei momenti di lotta
Come in preda alla febbre, la fronte che scotta
Ma non erano giorni in cui poter riposare
Con scarpe robuste, gambe in spalle, camminare
Fischia il vento sul monte, infuria la bufera
Si Resiste convinti, fino a Primavera
Eravamo un’ipotesi assurda, azzardata
Non ci avresti scommesso un soldo di cioccolata
Ci hanno detto che eravamo destinati a non durare
Che era roba scontata, già vista, banale
Non si vive di sola passione, o di amore
Serve molto cervello, passato il furore
Ma noi impavidi armati di belle intenzioni
Sapevamo che il giusto non rende più buoni
Ci saranno di nuovo montagne da scalare
Siamo ben attrezzati, a non farci spaventare
C’è chi passa la vita aspettando un ritorno
Chi ci vuole lontani, per anni od un giorno
Chi ci giudica folli, talvolta avventati
Chi vorrebbe vestire i nostri panni sudati
Chi è sicuro che siam destinati a finire
Che di guardare oltre non avremo l’ardire
Ma poi venne l’inverno, e il maggio fiorito,
A prender per mano uno cuore ferito
Che già con coraggio volgeva lo sguardo
A un altro orizzonte, a un nuovo traguardo
Non era un arrivo, piuttosto un inizio,
Per altri sembrava soltanto uno sfizio
Da togliersi in fretta, per poi ritornare
A batter le stesse strade, a manifestare
E invece con intenzione precisa e disarmante
Si chiuse qui il cerchio, come un anello di diamante.
Processo sommario, sentenza e condanna
E dire che bastavan due cuori e una capanna
Invece abbiam dovuto giocare in difesa
Alzare scudi e lance, fino alla prima resa
Per molto è andata avanti una battaglia insensata
Che abbiamo vinto senza sapere nemmeno di averla giocata
Son troppo sprovveduti, nemici e giocatori
Abili ad accusare con sguardi inquisitori
Ci han detto che eravamo crudeli e un po’ avventati
Che rubavamo i sogni di chi li aveva appena afferrati
Che esibivamo in piazza come fosse un trofeo
Quel po’ del nostro amore, in mezzo ad un corteo
Quella è stata solo la nostra Rivoluzione
Il popolo al potere, tu come re leone
Io stavo un passo indietro, guardandoti tornare
Nessuno ha mai creduto potesse funzionare
Dicevano che fosse ragione o convenienza
Timore di esser soli, fugace appartenenza
Eppure l’ambizione di un fulgido futuro
Li ha fatti alfin ricredere, sbattendo contro un muro
Un muro di certezze, marmoree e silenziose
Di temi già sentiti, affermazioni oziose
Diritti e poi lavoro, cultura, educazione
Un misto di politica, entusiasmi, passione
Chi crede che la storia si ripeta sempre uguale
Chi cerca nel passato un appiglio sodale
Chi resta ferma al palo, temendo le risposte
Chi pensa di sapere le verità nascoste
Chi tiene ai propri errori come un grande tesoro
E poi non si rassegna a chi è meglio di loro
Chi ancora si appassiona per l’altrui vissuto
Rimpiange ciò che ha dato e, peggio, ciò che ha avuto
E piange le sue notti in un letto vuoto e stanco
Rimpiange ciò che ha perso e mai più avrà al suo fianco
Eppure uno spiraglio per chi lotta resta ancora
Per chi ci mette il cuore aspettando l’aurora
Si emettono giudizi affrettati troppo spesso,
Senza indossare i panni o le scarpe, se ammesso
Si parla accomodati su quel senno di poi
Possiamo dirlo adesso: avevamo ragione noi