E niente. E’ successo che Lucrezia Sarnari, alias C’era una Vodka, abbia scritto questo bell’articolo il giorno di San Valentino.
Articolo in cui, tanto per cambiare mi ritrovo molto, tanto che ne avrei voluto scrivere uno pure io, molto simile, su quanto mi sento madre di merda in questo periodo.
E meno male che l’ha fatto lei, che è tanto, ma tanto brava.
E quest’articolo è così bello e così vero da essere finito sull’Huffington Post.
Apriti cielo.
Io non avrei voluto leggerli i commenti, ve lo giuro, ma non ho potuto farne a meno.
E non avrei voluto leggerli CERTI commenti, e allora adesso non posso astenermi dal dire la mia.
Intanto perché vorrei dimostrare a C’era una Vodka, che le donne non sono tutte stronze come la maggior parte di quelle che, senza nemmeno conoscerla, si sono permesse di giudicare la sua vita a le sue scelte, accusandola nella migliore delle ipotesi di essere una stronza egoista e, nelle peggiori, insultandola per non avere abortito.
Ma soprattutto per dirle che di cose da farsi perdonare dai nostri figli ne abbiamo tante, e ne abbiamo tutte.
E sono così stanca di queste fazioni, di madri che lavorano contro madri casalinghe, di madri che allattano al seno contro mamme col biberon, di madri che partoriscono con dolore contro madri “musse molle” da taglio cesareo, di madri Montessori contro madri Estevill, madri so tutto io contro madri so il cazzo io, madri canguro contro madri koala, madri tigre contro madri lupe, mamme chiocce contro mamme struzzo in questa cazzo di giungla che è diventata la maternità negli anni 2000.
In occasione di post come quello di Lucrezia, noi donne riusciamo a dare davvero il peggio di noi, che come siamo brave a farci la guerra noi, nessuna mai.
Sarà che anche io come lei ho alle spalle l’esperienza di una gravidanza non cercata, sarà che anche io come lei mi sono messa spesso davanti ai bisogni di mio figlio, ma insomma, io tutto questo orrore nel suo post non lo vedo.
E non capisco come si possa pensare che una mamma che lavora, una mamma in carriera o una mamma “per caso” possa essere meno brava, o possa amare meno i propri figli di chi un figlio l’ha cercato e voluto.
Questo senso di disagio lo vivo spesso, circondata come sono da mamme che giocano con entusiasmo con i propri figli, mamme che organizzano vacanze a misura di bambino, mamme che lasciano il lavoro per stare a casa a crescere i figli, mamme che passano tutto il loro tempo libero coi figli, mentre io mi ammazzo di sensi di colpa perché non riesco a concentrarmi SOLO sui suoi bisogni e anzi, in questo periodo difficile per me, più che mai ho l’esigenza vitale di anteporre me stessa a lui, con la certezza assoluta che il suo benessere passi prima di tutto dal mio.
Mi piacerebbe spiegare a tutte le mamme che si sentono perfette là fuori, che non c’è niente di male a mostrare le proprio debolezze e che ci vuole coraggio a farlo con la trasparenza con cui l’ha fatto Lucrezia.
E che sputare veleno su chi invece questo coraggio lo ha, non mitiga la propria frustrazione e non ci assolve.
Sentirsi migliori perché risolte nel ruolo di madre non vi rende più mature, né più consapevoli, né meno egoiste.
Potete raccontarci che non alzate mai la voce e men che meno le mani, che tutto quello che volevate dalla vita era cambiare pannolini, parlare con la vocina, rinunciare a una conversazione tra adulti e passare le vostre serate a etichettare quaderni e matite col sottofondo dei Superpigiamini.
E tanto, ve lo dico onestamente, noi, non ce la beviamo.
Anzi, ci beviamo su.
Una vodka, o un bicchiere di rosso.
Possibilmente in compagnia di tante altre madri imperfette come noi, capaci di ridere di se stesse e dei propri errori e di dimenticarsi della propria prole per una serata, in cui sfogare le proprie frustrazioni con altre donne in gamba, per scoprire di non essere sole.
E tornare dai propri figli col sorriso, consapevoli che quella parte di noi scintillante e un po’ folle, che “c’era una vodka”, da qualche parte c’è ancora.
Forse sepolta da montagne di Lego, da mani appiccicose, da litri di Tachipirina, da denti dondolanti, da abiti che si misurano in cm di altezza, da muri sporchi, da seggiolini per l’auto, da Barbie e Tratrughe Ninja, da biciclette con le rotelle, dalle favole e dai mostri sotto il letto.
Ma c’è.
E fa di noi le madri migliori del mondo.